Dopo che la mia relazione era finita, mi sentivo come in sala d'attesa ospedaliera, quando stai aspettando che i medici valutino i tuoi sintomi.
Ogni passo che facevo, mi allontanava dalla giusta diagnosi: un lutto aveva creato un buco nel petto, il lavoro che svolgevo era un carico di stress e le poche amicizie che avevo mi avevano lasciato l'amaro in bocca. Ero demoralizzato, talmente tanto deluso, che iniziavo a credere non ci fosse una cura e che quel male era ormai troppo radicato dentro di me.
Improvvisamente, una persona mi si avvicinò e mi prese per mano, dicendomi che non avrei dovuto arrendermi e che avrei potuto superare qualsiasi cosa. Mi disse che non ero solo e che lei, al contrario degli altri, sarebbe rimasta al mio fianco.
Da quel momento, se alzavo la testa non vedevo più il soffitto, ma iniziavo a vedere il cielo schiarirsi: un bagliore di speranza. Iniziai a credere davvero di potercela fare e, se pure arrancando e sbagliando spesso i movimenti, iniziai a muovermi. Più andavo avanti, più prendevo consapevolezza di me stesso. Capii di cosa avevo realmente bisogno per guarire da ogni cosa: l'amore.
E quando meno me lo aspettavo, conobbi una ragazza.

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